PRESSO SARTUPENSACITU.IT
Un romanzo dal respiro epico che si legge tutto di un fiato e si lascia malvolentieri: Metà di un sole giallo è ricostruzione dolorosa della memoria di un popolo, analisi lucida dei mali della Nigeria all’indomani dell’indipendenza, racconto corale attraverso il quale guardare al continente africano secondo molteplici e complesse prospettive.
Le voci sono quelle di Ugwu, adolescente impiegato come domestico a casa di Odenigbo, un ricercatore di matematica noto nella città universitaria di Nsukka per le sue idee rivoluzionarie; Olanna, bella e sensuale, figlia di un uomo d’affari nouveau riche, che ha studiato a Londra e abbandona la vita mondana per diventare la compagna di Odenigbo; Richard, un timido inglese giunto in Nigeria alla ricerca dell’autenticità africana, il cui destino incrocia quello di Kainene, abile donna d’affari dall’intelletto tagliente e sorella gemella di Olanna.
I caratteri dei personaggi si sviluppano nel periodo di pace successivo all’indipendenza della Nigeria (1960); nel salotto di Odenigbo si incontrano gli intellettuali di Nsukka per discutere di politica tra musica, buon cibo e cocktails; i dibattiti tra Odenigbo e Miss Adebayo lasciano intravedere le tracce di quei conflitti etnici che esploderanno poco più tardi, ma nei confronti dei quali il gruppo di docenti e scrittori si mostra sostanzialmente cieco, preso da altre vicende quali i diritti civili dei neri in America o l’intervento di De Gaulle in Algeria. Ma la storia incalza e attraverso le voci dei personaggi l’autrice racconta gli eventi che inducono gli Igbo delle province sudorientali alla creazione dello Stato del Biafra: il colpo di stato del 1966 condotto dagli stessi Igbo e le persecuzioni di cui sono vittima nei mesi immediatamente precedenti la secessione.
Così, mentre la comunità internazionale rifiuta di riconoscere il Biafra, il cui emblema è un sole nascente – metà di un sole giallo, appunto – la Nigeria si muove alla riconquista di quei territori tanto preziosi per i giacimenti petroliferi, sostenuta da Gran Bretagna, Russia ed Egitto. Il destino della neonata repubblica è spacciato, ma i biafrani credono in una rapida vittoria grazie alla persuasiva propaganda di regime che, con l’aggravarsi della situazione, non esita a occultare informazioni, mentre chiunque palesi le proprie perplessità e osi guardare oltre gli slogan viene condannato come sabotatore.
La vita dei protagonisti è così attraversata e sconvolta dalla guerra; Olanna perde tutto, abbandona una casa in cui regnava l’abbondanza per una stanza squallida in un sovraffollato condominio e si ritrova in coda per ricevere il cibo degli aiuti umanitari, mentre Odenigbo, il rivoluzionario, discende nell’inferno della depressione e dell’alcol e Ugwu viene sottoposto a un reclutamento forzato durante il quale si rende colpevole di un’atrocità che lo segnerà per sempre.
Sono pagine dure quelle dedicate ai campi profughi e alla gestione degli aiuti umanitari: corruzione, umana meschinità e bassezze di vario genere portano al disgregarsi delle relazioni umane e dei vincoli di solidarietà, mentre le bombe cadono senza pietà e i bambini muoiono sotto i colpi della fame.
Ma questo romanzo racconta anche l’evoluzione interiore dei personaggi: così, la cinica e sarcastica Kainene, finirà col dedicare le sue doti di abile e scaltra donna d’affari alla gestione di un campo profughi, dopo aver guardato in faccia quanto orribile possa essere la morte durante la guerra. Il suo compagno Richard riesce a immergersi sempre di più nella complessità umana, politica e sociale della Nigeria, fino a definirsi biafrano, anche se sarà sempre guardato con diffidenza perché “bianco” e trattato da estraneo. Sogna di scrivere un libro, Richard, e lo trasforma più volte: dall’archeologia alle moderne colpe degli occidentali in Africa.
Così come Olanna trasforma l’amore incondizionato e acritico per il proprio uomo in un sentimento più consapevole e riuscirà a trovare una forza inaspettata, che le permetterà di resistere all’abbrutimento fisico e morale che sempre la guerra porta con sé.
E infine la scrittura: mentre Richard vi rinuncia, per Ugwu sarà l’appiglio che gli consentirà di mantenere salda la propria umanità e riscattarla, ricostruire la memoria personale e collettiva, mettere a posto i pezzi, gridare “Il mondo taceva, mentre noi morivamo”.