mercoledì 23 marzo 2022

17 MAGGIO - DOMANI NELLA BATTAGLIA PENSA A ME DI JAVIER MARIAS

 



Domani nella battaglia pensa a me” è la maledizione che il fantasma della regina Anna scaglia sul re, responsabile della sua morte, nel “Riccardo III” di Shakespeare.

Ma, pur avendone ripreso il titolo, il romanzo di Javier Marias non ha nulla di storico, essendo ambientato nella Madrid dei giorni nostri, dove Victor Francés, sceneggiatore per il cinema e la tv nonché “io” narrante della storia, si trova ad affrontare un inaspettato quanto drammatico imprevisto.

Dopo aver trascorso una notte di passione con Marta, che, approfittando dell’assenza del marito Eduardo in viaggio di lavoro a Londra, lo aveva invitato a cena nel proprio appartamento, Victor se la ritrova cadavere: Marta infatti accusa un malore improvviso morendo tra le sue braccia dopo pochi minuti di agonia, durante i quali (è curioso notarlo) lui rimane immobile davanti alla tv accesa senza volume.

Preso inizialmente dal panico, incapace di capire cosa fare del corpo, con il bambino della coppia di appena due anni addormentato nell’altra stanza, il marito assente, Victor si rende conto di essere l’unico testimone di quella tragedia, e tale consapevolezza lo soffoca con uno sgradevole senso di oppressione. Improvvisamente, pur cercando di fuggire, si ritrova suo malgrado coinvolto nella vita di quella sua amante per una sera, decidendo di conoscerne il marito, la sorella e il padre, guidato dal gravoso peso di quella responsabilità ingombrante, ossia l’essere il depositario delle parole della donna e colui che ne ha condiviso l’esperienza più intima, quella della morte appunto.

Ben presto Victor capirà che, in quella storia, niente e nessuno è come sembra, che i fantasmi appaiono più reali dei personaggi, intrisi come sono di doppiezza e di inganno, e che la vita non è che un gioco di interpretazioni possibili e alternative, ciascuna con un proprio senso.

Marias è arguto e sottilmente malefico nel dipingere un ritratto di umanità piuttosto gretto, dove viene naturale domandarsi quanto in realtà si conoscano le persone che ci sono vicine, ed è altrettanto bravo nel regalare a questo romanzo una lieve sfumatura di giallo, dosata con maestria nella disseminazione di indizi e dettagli.

Non è certo dei più ottimistici il quadro generale che emerge da quest’opera del 1994, che suggerisce quanto la vita sia densa di inganno e di solitudine, benché gli uomini si sforzino di intessere relazioni e di mantenere qualcuno al proprio fianco.

Il titolo “rubato” alla tragedia di Shakespeare ha significato non tanto per le parole in sé, ma se contestualizzato rispetto al momento dell’opera in cui viene pronunciato: è il momento di una maledizione, come abbiamo visto, di un fantasma che torna a tormentare un animo colpevole costringendolo a fare i conti con la propria anima; è esattamente il processo che attraversa Victor rispetto a sé stesso e al fantasma, non fisico ma psicologico, di quella donna che ha accompagnato nell’istante della morte.